A piedi, in un quarto d’ora, dalla Gare du Midi, camminando intersecando il Boulevard du Midi, e passando accanto al Mercato delle Pulci di Bruxelles, proseguiamo lungo la caratteristica Rue des Renards del quartiere Marolles, fino al civico 9 (ex 32) ed arriviamo al Restobieres, a piano terra di questa tipica stradina in salita. All’esterno è apparentemente semplice, ma pieno di antiche targhe di latta a tema birraio che circondano la porta e le due vetrine piene di bottiglie vuote. Ma non finisce qui, varcata la porta, ci si ritrova immersi quasi in un museo che raccoglie reperti inerenti la birra ma anche vecchi utensili da cucina di ogni genere, sia sulle pareti, sia sul soffitto. Rimango particolarmente colpito dalle vecchie scatole di biscotti raffiguranti i Reali del Belgio e dall’atmosfera genuina e caratteristica del locale. Avevo prenotato un tavolo tramite il loro sito web quindi non ci resta che accomodarci al tavolo, rigorosamente di legno, con, come tovaglia, dei fogli di carta su cui è stampato il menu. Ci portano immediatamente un cestino di pane ed una ciotolina di formaggio spalmabile con aglio e scalogno, una sorta di Aioli, ma dalla consistenza più compatta. Mi sento quindi autorizzato a chiedere subito una birra “da bimbi grandi”. Il nostro tavolo è accanto ad uno dei vari frigoriferi sparsi per la sala e la mia attenzione è attirata da una bottiglia che non avevo mai provato: la Boerinneken di Den Ouden Advokaat. Una discreta belgian strong ale di un bel color dorato leggermente opalescente con una schiuma bianca, compatta, aderente e persistente, dalle Bollicine non particolarmente fini. All’olfatto note di pane, biscotti, resina, scorza d’ arancia, albicocca, spezie pungenti, con l’alcool abbastanza coperto ma percepibile. In bocca è non troppo carbonata, forse non abbastanza, è calda in gola e inaspettatamente abbastanza secca sul finale, non stucchevole, ma neppure particolarmente armonica. Boerinneken significa “la donna dell’agricoltore” ed infatti è questa la serigrafia monocromatica bianca sulla bottiglia. In realtà ho successivamente scoperto che si tratta di una birra prodotta nel birrificio De Proef Brouwerij per Den Ouden Advokaat. Il De Proef Brouwerij è un birrificio molto particolare: il birraio Dirk Naudts infatti produce moltissime birre per conto altrui senza intervenire sulla ricetta ed il suo birrificio è inoltre usato come laboratorio per la scuola per mastri birrai di Ghent. Il piatto da me ordinato tra i tanti proposti è una salsiccia contadina cotta nella Hommelbier con contorno di Stoemp (è un piatto tipico belga a base di patate schiacciate ed altre verdure, una sorta di purè più grezzo per intenderci, lo consiglio!). La salsina che si è creata cuocendo nella birra e nelle spezie (tra cui semi di sesamo e di senape e germogli di soia) è delizioso e merita la “scarpetta” finale. A metà di questo piatto ordino un’altra birra, vado sul sicuro e mi affido al Brouwerij De Dolle, scegliendo la Dulle Teve. Non impiego molto tempo per capire che il livello rispetto alla precedente era clamorosamente salito. All’aspetto molto simile alla precedente, ma solo in quello. Profumatissima senza nulla fuori posto: maltato, fruttato, speziato e floreale si sposano alla perfezione nonostante Dulle Teve significhi “Mad bitch”. In bocca rispetta le aspettative. Nonostante i 10° alcolici faccio davvero fatica a farmela durare. L’alcool è ben nascosto, l’amaro è di circa 30 IBU per l’abbondante utilizzo di luppolo Goldings in bollitura. Validissima. Ne vorrei proprio un’altra ma la giornata è ancora lunga! E chiediamo nuovamente il menu per scegliere a questo punto un dessert. Non ho dubbi: zabaione alla kriek! Fantastico!!!!! Tiepido, preparato con albume, zucchero di canna, burro e kriek: una delizia inaspettata servita in un pentolino di rame. Decido di accompagnarlo con una Kriek di Girardin, una ottima kriek dal color rubino e dalla schiuma beige, moderatamente acida, non esageratamente dolce e ovviamente in cui il profumo ed il gusto che prevale è quello della ciliegia, ma che scaldandosi lascia spazio maggiormente a sentori acetici ma anche leggermente legnosi, vinosi, vagamente mandorlati, e di altra frutta come la mela e l’ uva fragola. L’abbinamento è facile e scontato ma chiaramente perfetto. Il conto scritto a mano e non salato (60 euro in due) è un altro bel ricordo di questo locale che consiglio a tutti gli appassionati di birra. Alain Fayt, lo chef del Restobieres, è stato eletto miglior chef di Bruxelles dai suoi stessi colleghi. I piatti, tutti a base di birra, e l’ampia lista di birre esclusivamente belghe, rendono il Restobieres una meta obbligata in una gita nella capitale del Belgio.
Imperdibile!!!