Mi permetto di copiare, citando la fonte, parte della recensione di Golosona per quanto riguarda la descrizione del ristorante “le pareti
sono in roccia e pietra a vista, invece il tetto è moderno, in legno chiaro; la mobilia è altrettanto chiara ed essenziale, come semplici
sono gli arredi e le apparecchiature: una tovaglietta, un tovagliolo ahimè di carta e un menù arrotolato tipo antica pergamena”.
Tutto questo si trova adiacente al Castello di Compiano dove io & Gherta abbiamo deciso di soggiornare catapuldandoci in pieno medioevo.
Previa prenotazione siamo stati sistemati al tavolo con vista sull’enorme grglia/cucina e, ben consigliati dal titolare ci lasciamo trasportare in un ordine di Panigacci da mangiare, come antipasto, con un bel piatto di salumi del territorio, prosciutto, pancetta, coppa, salame, spalla cotta, tutto veramente ottimo.
Breve descrizione su cosa è ”il panigaccio”: ha forma tondeggiante, con diametro di circa 15 centimetri e colore biancastro, somiglia ad una piadina ma è completamente diverso, ha un profumo fragrante, simile a quello del pane, si prepara amalgamando la farina di grano con sale e acqua, fino a ottenere un impasto fluido, che viene messo in testi di terracotta roventi, impilati gli uni sugli altri.
A proseguire mi lascio tentare dai medesimi panigacci bolliti e conditi con pesto alla genovese, quello arricchito di fagiolini e patate, il piatto ricorda vagamente il testarolo della lunigiana ma le differenze sono essenziali.
Gherta azzarda un rovente “panigotto”, creato imitando il pancotto pugliese, con panigaccio in luogo del pane, quindi ci troviamo di fronte ad una ciotola in coccio contenente cime di rapa, spinaci, ceci, il tutto aromatizzato con un ottimo olio e un po’ di peperoncino, un piatto da applausi che lascia letteralmente “a bocca aperta”.
Di secondo decidiamo di condividere un “chiodo alla ligure”, praticamente pesto di salsiccia che racchiude cipolla e peperone, cotto nel testo e servito sormontato da fettine di lardo di Colonnata (immaginatevi il lardo che si scioglie sulla pietanza rovente) ed olive taggiasche: senza parole.
Non mi faccio mancare una porzione di patate fritte, che magari non hanno niente a vedere con l’originale menù ma….che ci stanno sempre bene.
Oltre che da un paio di bottiglie d’acqua il tutto è stato accompagnato da un gradevolissimo Vermentino sfuso della Cantina di Luni.
E per non farci mancare niente due ottime Creme Catalane ed un caffè.
Location inimitabile, staff professionale, titolare che ha saputo consigliarci in maniera egregia, servizio impeccabile, non possono che strappare il quinto cappello nonostante il tovagliolo di carta.
……………e si prosegue con la notte al castello.
Imperdibile!!!
[golosona]
01/05/2018