OCCUPAZIONE. Senza kappa, le kappa sono arrivate dopo il 77.
Questo il primo cartello che mi trovai di fronte ai Tolentini, trentanove anni fa, ad indicarmi che lì c’era l’università di Architettura, nascosta da un’alta staccionata di assi chiuse di legno, rimasta in piedi per tutti i cinque anni dei lavori in corso.
Ah, i ricordi...
Ma abbiamo anche studiato eh, e ci siamo divertiti ad imparare a disegnare, tra un coordinamento dei comunisti iraniani, i “khalgh”, che si accingevano a preparare le manifestazioni poi scoppiate nella rivoluzione del 1979, e assemblee permanenti di Lotta Continua per l’autoriduzione delle bollette SIP del sestièr de Dorsoduro...
L’alternativa, in caso di occupazione, erano i “bacarèti”, frequentati da frignà pole, studentesse di architettura, veramente di ottima fattura e tiraggio, dove intervallavamo le lunghe lezioni di Cacciari (alle quali una volta ho assistito seduto sulla cattedra, perché l’aula era gremita in ogni ordine di posti) con qualche “cichèto” di folpèti, seppioline nere, tramezzini favolosi e succulenti, co n’ombra de bianco...
La partenza in treno era alle sei e mezza dalla stazione di Verona, con sveglia un’ora prima... e quindi lo “slangorimento” era notevole già a metà mattina.
Stavolta tocca all’Elisa chiudere gli studi dopo quattro anni di sospensione, dovuta al lavoro.
Forte dei miei ricordi studenteschi e con il supporto e la conferma di qualche recensione letta in giro per un aggiornamento, dopo la laurea nella chiesa di S. Sebastiano vicino alle Zattere, ridirigo la truppa a piedi verso Rialto, in questo bacarèto... favoloso! Un must, il bacarèto a Venessia.
Mi par di risentirle, tra lo sciabordìo del canale, alle Zattere, in attesa che entrasse la Eli per la tesi, seduto sul rialzo di marmo del bordo a guardare il Mulino Stucky sulla riva della Giudecca, la cui ristrutturazione avevamo progettato in un esame di composizione architettonica, le note di Bring it on home... immagini un po’ sbiadite dal tempo... ma la musica e i sapori di quegli anni no... sono ancora ben vivi...
http://www.youtube.com/watch?v=Pm3zUQjG5no
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Il locale è microscopico, sarà quattro per quattro, occupato per metà dal loro bancone di lavoro, dove c’è esposto ogni ben di Dio. Nei bacarèti si mangia rigorosamente in piedi e se ciacola con tuti quei che riva, col paròn, che ti dice dove va a prendere la roba, freschissima, e ti spiega che il pesce con questa stagione non lo vendono nostrano al marcà del pesse (che è lì attaccato), ma solo roba del Maroco o dala Tailandia.
L’unica cosa straniera è il bacalà che arriva dalla Norvegia. E cominciamo proprio con quello: tre vassoi con undici crostini-crostoni, uno col bacalà mantecato (eccezionale), uno col bacalà aglio e prezzomolo (superlativo), uno col bacalà alla vicentina (non l’ho assaggiato, ma tutti annuivano vogliosi con la testa).
I crostini-crostoni hanno dimensione circa tre volte superiore a quella di un crostino normale, un terzo di una bruschettona. In dialetto: cichèti.
Che bella Venezia col soletto di oggi: i colori si mescolano ai profumi, e i discorsi ai lavori. Per me Venezia è la più bella città del mondo, le ho dedicato cinque anni della mia vita... due vecchie parlano dei nevòdi... un battello scarica la verdura per il fruttivendolo... colori ocra e rosso veneziano si specchiano in una tela ad olio da due per due, portata a mano in verticale da due presunti pittori, davanti alla casa dei Luigi Nono, uno pittore, l’altro fotografo, alle Zattere... i profumi del fornaio si mescolano a quelli della frittura, del cuoio del negozio successivo, del sigaro di chi cammina davanti...
I due vassoi seguenti contengono cichèti co le sarde in saòr e con acciughine sott’olio e burro... deliziosi. Da bere tre bozze di Glera IGT dei colli trevigiani, un prosecco che non si può chiamar tale, perché non arriva esattamente dalla zona DOC. Poi quattro bicchieri grandi di acqua gasata e una Coca.
Spesso, quando andavo a Venezia, venivo colpito dagli schitti di piccione o in testa o sulla spalla; stavolta ho pestato una merdina di cane... come costante, una gran fortuna nella vita
Altri due vassoioni: il primo crostini-crostoni con il prosciutto crudo, l’Asiago DOP salato in pasta, e le castraùre, in alcuni cotte, in alcuni crude, tenerissime. La castraùre sono le cime giovani delle nuove piante di carciofo. Non ho più aggettivi.
L’altro vassoio aveva cichèti con pancetta tonda speziata e zucchine trifolate, una bontà ...
Tutto preparato all’istante, davanti ai nostri occhi, affettatrice, zucchine tirate fuori dalla teglia...
Quindi ancora... cichèti con prosciutto cotto, maionese, pomodori secchi e peperoni piccanti... poi un altro giro de bacalà ... alè... e un altro brindisi alla dotòra!
Conto finale da 105 euro in undici persone, molto a buon mercato, per un totale 67 cichèti, tutti parecchio abbondanti, tanto che mangiandoli si rischiava di perdere i pezzi. Credo che le bottiglie le abbia messe in conto per modo di dire, o ci abbia fatto una sconto comitiva, perché i cichèti costerebbero un euro e mezzo l’uno.
Segnatevelo, ma alla grande, perché è il top della tradizione e della qualità . Dovessi andare a Venezia per restare anche dopo mezzogiorno, non sto neanche a cercare il ristorante dove farmi spennare di meno, vado dritto lì e mangio come ad un pranzo.
Il tipo di servizio non è ristorante, non è bar, non è pub, non è winebar... è "bacarèto", tipologia caratteristica veneziana, per mangiare come con le tapas in Ispagna.
Imperdibile!!!
[joy]
24/02/2012