Una serie di circostanze ci porta a Montelepre, località in zona collinare sopra Palermo che veniamo a sapere più tardi essere conosciuto per essere stato il paese del bandito Giuliano.
Consigliati dai gestori di un bar del centro ci dirigiamo verso il Monte d'oro per pranzo.
Il locale si trova sulla circonvallazione ed è segnalato con cartellonistica gialla a caratteri neri. Per parcheggiare bisogna adattarsi lungo la strada.
L'ingresso, con veranda con un paio di tavolini, vi porta all'interno di un locale piacevolmente rustico, curato. Un'unica sala con 20-25 tavoli apparecchiati con doppie posate e doppi bicchieri, tovaglie in stoffa ma coprimacchia e tovagliolini di carta.
Il menù offre una discreta scelta di primi (pasta casereccia) e secondi (carne locale), naturalmente presenti anche contorni e dolci.Fanno anche pizzeria.
Non eravamo tanto affamati, almeno io, causa il caldo, ma le tagliatelle al pesto di pistacchio mi hanno subito incuriosito. Per spingi insalata mista e fettina di carne. Da bere 2 litri d'acqua (naturale e gassata) ed una Moretti baffo d'oro (66cl).
Tagliatelle al pesto di pistacchio: davvero buone, la pasta decisamente fresca e fatta in casa, ruvida, il condimento molto piacevole e saporito. Assaggiate per la prima volta e sicuramente promosse.
Insalata mista: fresca e buona, verde e pomodori con origano e mentuccia, ma a far la differenza erano le olive (che ho assaggiato), una libidine, soprattutto quelle nere.
Carne:la fettina sembrava una piccola costata con il giusto di grasso. Da come spingi l'ha degustata mi viene da pensare che fosse proprio buona…
Per concludere due cassatelle: speciali! Io sono critico per i dolci, ma questi “ravioli” ripieni di ricotta con gocce di cioccolato, fatti fritti e cosparsi di zucchero a velo e cannella… spettacolari! E' stata la prima volta che le ho “sentite”, e quando sono arrivato al ripieno ho scoperto un gusto nuovo, una ricotta così saporita che non poteva essere di mucca. Diffatti era ricotta di pecora, e fresca.
Ci avevano proposto anche i “sette veli” al cioccolato che avevano fatto da poco, ma il caldo ci ha fatti desistere… peccato!
2 caffè: purtroppo serviti in bicchierini di plastica
Il conto34€ spesi volentieri
A fine pranzo abbiamo fatto quattro chiacchiere con il proprietario, veramente disponibile, che ci ha dato dei consigli su cosa visitare a Palermo.
Alla fine una visita piacevole, sia per la tavola che per “l'ospitalità”, lasciamo il locale con il desiderio di tornarci… E sarà così…
Da wikipedia.
La storia di Montelepre inizia nel 1400 quando il territorio monteleprino era un grande feudo ricco di acqua chiamato "Munchilebbi". Ma per parlare della storia di Montelepre dal 1400 bisogna prima andare indietro nel tempo, in un'epoca anteriore alla venuta di Cristo. In un'epoca antichissima non molto lontano dal feudo, c'era la città di Hykkara (l'attuale città di Carini) alleata militarmente con Selinunte, Catania e Siracusa che intorno all'anno mille fu attaccata dagli Ateniesi. Alcuni abitanti si rifugiarono nell'attuale Monte d'Oro, da dove potevano dominare il circondario, ma non si accorsero dei Cartaginesi che stavano per arrivare e attaccare. Incendiarono il villaggio, ma non molto tempo dopo furono fermati dai Romani. Gli abitanti che riuscirono a fuggire scesero a valle dove vi era il feudo e lì si stabilirono definitivamente. Il feudo apparteneva al monastero di S. Caterina al Cassaro di Palermo che fece costruire mulini e fondachi. Nel 1429 il feudo fu acquistato dalla Cattedrale di Monreale. Poiché in zona c'erano numerosi briganti che disturbavano la quiete del paese e raccoglievano i frutti del feudo senza permesso, l'arcivescovo di Monreale, Giovanni Ventimiglia, fece costruire una torre per controllare tutto il feudo, dopo aver ottenuto il permesso dal Re delle due Sicilie, Alfonso V. La torre fu costruita intorno al 1435; la gente che voleva stabilirsi a Munchilebbi, sentendosi sicura, incominciò a costruire le proprie case intorno ad essa. Dopo il 1584 vennero aggregati al territorio di Montelepre anche i territori di Suvarelli, Bonagrazia, Sagana e Calcerame. Nel 1600 circa il villaggio passò a Pietro Bellacera di Monreale. Dopo la sua morte la moglie Maria fece costruire una chiesa, che diventerà poi la Chiesa Madre. Alcuni anni dopo furono costruite anche la chiesa di Sant'Antonio e la chiesa di San Giuseppe. Nel 1715 il villaggio era costituito da 138 case.
Castrenze di Bella, un ricco proprietario monrealese, fece costruire un piccolo ospedale civico nella periferia nord del paese e il collegio di Maria che aveva lo scopo di istruire le ragazze nell'arte del ricamo. Alla fine del 1700 si è registrato un notevole incremento della popolazione. Infatti nel corso di questo secolo è passata da poche centinaia di abitanti a ben 3.000. Nel 1812 il villaggio fu dichiarato comune con il nome Montelepre e nel 1848 Paolo Migliore vi fondò una società segreta di carbonari che aveva rapporti diretti con Giuseppe Mazzini. I carbonari monteleprini cacciarono i Borboni che stavano per attaccare il paese e si misero agli ordini di Garibaldi durante la sua marcia verso Palermo. Nel 1864 anche Montelepre fu infestato dal colera per tre anni. Morirono molte persone e il comune ebbe grossi problemi per la sepoltura, per questo nel 1880 fu costruito un cimitero in un vasto appezzamento di terreno. Alla fine del 1800 alcuni giovani monteleprini rinunciarono alla chiamata alla leva e diventarono briganti. Dal 1900 in poi molti paesani emigrarono in cerca di lavoro negli Stati Uniti d'America e verso il nord Europa. Dalla metà del 1900 Montelepre è stato al centro dell'attenzione perché in quegli anni il bandito monteleprino Salvatore Giuliano seminava il terrore nei paesi vicini come a Portella della Ginestra. Attualmente Montelepre conta circa 6000 abitanti ed è un paese tranquillo che sfrutta economicamente la vicinanza con Palermo e Partinico. La mancanza di strutture pubbliche e sociali, ha fatto sì che molti giovani si siano trasferiti a Palermo.
Storica è anche la banda musicale che dal 1800 continua a rallegrare il paese nei momenti di festa. Oggi la banda, costituitasi associazione amadeus nel 2000, conta una ventina di elementi e va avanti grazie al maestro Ranieri che da più di 30 anni dedica anima e corpo alla banda. Oltre al maestro vi sono anche degli elementi diplomati.
Vi è anche un associazione teatrale-culturale che oltre ad aver conseguito riconoscimenti regionali a livello teatrale si occupa anche di mantenere intatte le tradizioni di questo paese. L'associazione in questione è l'associazione ATMA, nata circa 5 anni fa dall'amore che unisce la tradizione con la voglia di fare per il proprio paese, ma codiuvata da un legame forte "l'amicizia" che è il punto fermo dell'unione di questa associazione, che allieta le giornate di festa con varie sagre.
Consigliatissimo!!
[g.falconline]
06/08/2008
Un resoconto molto bello, il tuo, ricco di spunti di grande interesse.