Luce gialla.
La Trattoria dell'Alba si trova esattamente dove ti aspetti di trovarla.
E' quasi nascosta tra la fila di porte che si affacciano sulla via principale di quei tipici paesini della zona del Po, che sembrano usciti direttamente dal set di un film western, dove ci sono solo le facciate delle case ma dietro....niente.
Un leggero venticello sparecchia le poche nuvole che pascolano in cielo, ed un tenue e tenace sole d'inverno rende la temperatura estremamente ruffiana per l'ora di pranzo.
A differenza dei set cinematografici pero', in questo caso, lo scrigno si apre e mostra la "sala da trattoria" perfetta.
Entrata con bancone e zona bar, dove leggono i quotidiani alcuni uomini del luogo, di fronte all'entrata fa' capolino la cucina da dove si insinua sornione un profumo di cibo che ricorda casa, dopo di che si apre sulla destra una bella sala rettangolare, con i tavoli larghi e ben distanziati, abbastanza spoglia ma piena di quadri, foto e attestati alle pareti ed una perfetta luce gialla che la rende calda ed accogliente.
Prima divagazione: la luce gialla e' come un balsamo, un unguento, una pellicola magica che copre tutto e si posa sulle cose e sui cuori rendendoli caldi e pulsanti.
A differenza della luce bianca che illumina meglio ma appiattisce le forme, la luce gialla allunga le ombre e dona un senso di protezione e quasi di malinconia alla scena, facendo diventare quei momenti, meravigliose istantanee di ricordi.
Appena mi siedo al nostro tavolo, ho già la sensazione che in quell'istante non vorrei essere in nessun altro posto al mondo, se non lì.
"Alla vita chiedo una cosa sola..... Viverla."
Dico nostro tavolo, perché qualche giorno prima, ho deciso di ingentilire il viaggio di lavoro che mi portava a Cremona, con questa autentica oasi del tempo, in compagnia del caro Oscar Bill Damiani, ottima compagnia ed ottimo spalleggiatore di tavola
Dopo alcuni minuti di decantazione arriva Omar, l'oste.
Sottile, affilato e sorridente, inizia a declamare le portate del giorno e le sue parole si trasformano ben presto in suadenti note.
Seconda divagazione: l'oste in questione dimostra, nei modi e nei termini, di essere un orgoglioso alfiere della sua terra. La coccola con le parole e la ostenta, senza far trasparire l'idea che sia la migliore, ma certamente è la sua terra e difende la particolarità delle tradizioni e dei modi di cucinare una pietanza, con grande passione. Io mi sento immediatamente ed intimamente “suo fratello di terra”, perché le radici possono essere piantate in terreni differenti, ma le emozioni e la tempra di essere legati in modo forte al luogo dove si è nati e cresciuti, sono le medesime.
Tutti i popoli ribelli del mondo, che lottano per la loro identità e indipendenza, dall'Irlanda del Nord alla Palestina, dai Paesi Baschi alla Cecenia, sono accomunati dal grande amore per la propria terra e per la propria diversità e si sentono molto simili tra loro.
Ferma restando la mia idiosincrasia ad ogni forma di violenza, anche io mi sento molto vicino a loro.
“Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si attacca alle radici, alla sua terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune gioco di stagione”
Cesare Pavese
Omar adora il suo lavoro e non ci vuole un animo particolarmente sensibile per capirlo subito, è lampante!
Ci facciamo abbindolare da uno splendido antipasto di salumi con due pezzetti di polenta buonissima ed alcuni sott'oli tra cui spiccano dei gustosissimi carciofini ed il tanto amato da Iapo, sedano rapa.
I salumi sono radiosi, spalla cruda e cotta, lardo e culaccia sono veramente ottimi, ma sul palcoscenico del teatro dell'Alba và in scena “Miseria & Nobiltà ”.
Ci viene servito un sontuoso Culatello 24 mesi di Brozzi, e come si compete ad un regnante, appare in tavola sul suo trono solitario che consiste in un piatto bianco tutto per lui, divino.
Ma il mio debole per i poveri e gli oppressi si rivela anche in questo caso in cui rimango letteralmente estasiato da un salame, le cui bontà saranno narrate negli anni a seguire, celestiale.
Sono tornato bambino come il critico integerrimo di Ratatouille, catapultato nei gusti e nei suoni dell'infanzia che hanno ripreso vigore grazie a questo maestoso esemplare suino. Trenta con lode e laurea ad Honorem!
Ad accompagnare questa splendida esibizione sono intervenuti anche un buon caprino ed una avvolgente mostarda di mele. Tutto questo sotto la sapiente regia di un favoloso Lambrusco dell'Emilia igt di Camillo Donati, che si sberlefferà dei miei pregiudizi sui lambruschi parmigiani rivelando sapori e bouchet di grande qualità .
Appena Omar nomina i tortelli di zucca “come li facciamo qui a Piadena” non ho nessuna esitazione sulla mia scelta ma non possiamo esimerci da accoppiarli ad un altro tortello di patate e culatello con ragù di carne. I tortelli di zucca ci vengono serviti in un vassoio con un sugo di pomodoro che sembra gratinato e quindi bello sodo. Sono buonissimi, perfetto contrasto tra il dolciastro della zucca e amaretto con la punta acida del pomodoro, splendidi.
Ma poi arrivano quegli arroganti dei tortelli di patate e culatello, contornati da un ragù di carne che ha mietuto migliaia e migliaia di proseliti pagani sparsi in tutta la pianura. Talmente sfacciati e sicuri di se da mettere in secondo piano i loro compagni precedenti. In quel momento, io e Iapo, fantastichiamo di una accoppiata vincente con quelli di Badia di Moscheta...mamma mia!
Il pranzo scorre perfettamente e l'oste si ferma sovente al nostro capezzale a fare qualche chiacchera molto apprezzata.
Per secondo ci dividiamo una mirabilante porzione di oca in terragna.Gustosa, tenera, vivace.
Il suo brodino è un elisir di lunga vita dove nuoteranno velocemente numerosi “tocchi” di pane alla ricerca della panacea di tutti i mali. Omar ci porta altre due mostarde, una di arance di Sicilia ed una di mandarini. La prima è di un amaro irreale, incredibile, non l'ho capita fino in fondo ma ho intuito che può essere un'opera d'arte; la seconda è bella piccante e trova la stima incondizionata del mio socio di tavola. Però, lasciare sole solette queste splendide creature ci sembrava un delitto e così ci facciamo portare una degustazione di sette formaggi per dare manforte alle tre mostardine rimaste.
Nel frattempo, una bellissima disquisizione riguardo a piccoli produttori vinicoli, ci porta a tavola una bottiglia di Malvasia secco sempre di Camillo Donati che si rivela un prodotto splendido e intrigante. Addirittura riusciamo a trovare ricordi di mediterraneo in questa bottiglia ed i nostri pensieri trovano conforto nelle parole dell'oste che ci rivela che la nostra osservazione ha i suoi fondati elementi nell'origine della Candia aromatica (che è l'uva con cui si produce la Malvasia) che appunto e' Creta. Il vinello si sposa perfettamente con i deliziosi formaggi e le mostarde.
Carezze all'anima.
Tra i latticini spiccano per qualità eccelsa, un francese, un Camembert di Cremona e lo Stracchitùnd bergamasco, talmente scontroso ed arrogante da sembrare un capolavoro.
Olezzo di piedi e sapori di acetone ed ammoniaca accompagnano l'estasiante degustazione.
Due buoni caffè e due "Dedicata al padre" di Marolo (produttore di grappe straordinarie) dovrebbero chiudere col botto il nostro pranzo. Ma qui all'Alba e' uno di quei posti dove le cose succedono, se sei pronto a viverle.
Omar ci invita al suo tavolo, la sala e' vuota e mentre inizia a mangiare avidamente un piattone di spaghetti, mi chiede se mi piace lo Champagne....ahahahaha!
Non faccio nemmeno in tempo a dire nulla che sono già seduto a partecipare ad una verticale-degustazione di sette Champagne in compagnia di Omar, del venditore di bolle e di un poliedrico, eccentrico, simpaticissimo personaggio che scoprirò presto essere un certo Brozzi, architetto, fotografo e produttore del formidabile culatello mangiato all'inizio del pranzo.
Il mio socio ci terrà solo compagnia a chiacchere, visto che non ama troppo le bollicine.
E così mi perdo in questo anfratto vicino al fiume, a parlare di culatelli, culi, nebbia e Champagne mentre il tempo, fuori da quella sala, scorre inesorabile e sancirà senza diritto di replica, che ho perso tutto il pomeriggio di lavoro!
“Tutta la storia umana attesta che la felicità dell'uomo, peccatore affamato, da quando Eva mangiò il pomo, dipende molto dal pranzo”
Lord Byron.
In conclusione, decreto la Trattoria dell'Alba uno di quei posti dove non solo si mangia molto bene, ma dove ci si reca per rinfrancarsi lo spirito, una sorta di Beauty Farm dell'anima, dove si viene coccolati dalla passione di tutti coloro che ci lavorano, dalla scelta meticolosa delle materie prime e dai gusti trionfanti di questa parte della pianura padana.
Il prezzo pagato? Quaranta euro a testa. Un'inezia per quello che si è mangiato e bevuto.
Voglio ringraziare pubblicamente il buon Damiani per avermi fatto scoprire un'altro angolo di umanità che mi rende fiero di essere italiano.
Adìo Zèmian.
Imperdibile!!!
[carolingio]
05/03/2010