Sabato a Venezia.
In giro per la città .
Sin da subito, oltre la bellezza dei luoghi, quel fascino struggente, e un poco letterario, delle cose che si perdono, oltre il caos e il brulicare frenetico dei turisti, e noi con loro, oltre ai progetti di visita, spesso costruiti lì per lì, andando dove ci portano il cuore e i ricordi (come se non fossero un tutt'uno?!), oltre tutto questo: un mare (in laguna?) di cartelloni pubblicitari che fasciano monumenti e palazzi in restauro, facciate sfacciate che si prostituiscono tra la totale indifferenza dei passanti.
Decina, e poi centinaia, e poi, chissà , migliaia di metri quadrati di immagini lustre e colorate, che riempiono di primavere ed estati perse un felice incipit d'autunno. Profumi, auto, abiti, o, più semplicemente, griffes che, da sole, dovrebbero raccontarti tutto.
Per fortuna il sole ci aiuta a scaldarci e a fuggire le piazze più battute ed aperte, territorio di caccia per i turisti e, quindi, per i consulenti del marketing aggressivo.
Siamo a Rialto, in zona “mercato”. In un angolo di passaggio troviamo l'ingresso secondario delle “Poste Vecie”. Il nome mi riecheggia nella testa e ne faccio parte gli amici. Uno, il più affamato, sfrutta subito l'occasione e si fionda all'interno, senza sentire ragioni, che peraltro nessuno pone.
Dall'idea di un panino veloce, ci convertiamo ad un menù turistico.
Poi, una volta seduti, optiamo tutti e sei Â? sì, siamo in sei: tre “belle” coppie a zonzo per il fine settimana Â? per un fegato alla veneziano con contorno di polenta bianca, dimenticandoci del menù turistico col suo bravo “primo, secondo, contorno ed un bicchier di vino”.
Forse il bicchiere solitario di vino ci ha un poco preoccupati, forse l'idea di sentirci veneziani a Venezia e non scontati turisti, ci ha portato verso il più veneziano dei piatti.
… almeno, è così che lo vediamo!
Il primo scoglio da superare è la dichiarata provenienza abruzzese dei gestori.
Non che si voglia parlare di “razza”, oggi, a Venezia, col rischio di trovarci arruolati, nostro malgrado, in compagini di cui ci preoccupa più la cultura latitante che la traduzione politica.
Ma, ammettiamolo, l'idea tutta italiana dell'indicazione geografica protetta, della denominazione d'origine controllata, scatena parecchie contraddizioni.
La questione, avanzata anche nella discussione apertasi a tavola, si è risolta col dubbio, o la certezza?, che il fegato alla veneziana non fosse così veneziano.
Infatti, ci siamo ritrovati nel piatto un fegatino dalle “fette” minute, tantibocconcinituttiassieme, con pochissimo fegato e poco “legato”.
Per la verità , il fegato era cotto alla perfezione, il piatto giustamente sapido e la quantità nemmeno micragnosa…
Però, il dubbio del tradimento rimane!
Abbiamo cominciato a bere con un merlot che il ristoratore ci ha detto provenire dalla terra d'Abruzzo, dalla sua terra, presentato quasi come un vino della casa.
Davvero buono, una volta, anche qui, risolti i problemi di provenienza.
Tanto che “bissiamo”, una volta stesa la prima bottiglia
Poi un dessert a testa: chi un tiramisù, chi della panna cotta variamente arricchita. C'era altro nella carta, ma io, onestamente, non ricordo.
Il caffè per tutti ed il conto completano il pasto.
Il conto, ahimè, è una cattiva sorpresa.
Per un secondo, usualmente povero, come il fegato con la cipolla, senza contorni, un dolce, pur buono ma di “volume” non esagerato, un caffè e, tra tutti e sei, due bottiglie d'acqua e due bottiglie di vino, abbiamo pagato il corrispettivo di trentasette euro e cinquanta a testa.
Che dire? Senza'altro una esperienza non entusiasmante, anche se non la si può considerare nemmeno negativa.
Sono in difficoltà . Denuncio i dubbi che mi assalgono nel dare il voto. Sarei tentato di essere più parsimonioso di quanto, alla fine, non mi trovi a scrivere, va là : due cappelli! A Venezia, negli anni, ho vissuto delle esperienze ben più negative, sia per qualità complessiva che per rapporto qualità /prezzo.
E poi, se non sbaglio, è la prima recensione del locale e, io per primo, lascio il dubbio dell'incidente di percorso.
Buono
[carolingio]
05/10/2010
Bella la tua descrizione della città